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giovedì 10 agosto 2017

“Wish upon” una fiaba drammatica sui condizionamenti deleteri della micro-società

Titolo: Wish Upon
Regia: John R. Leonetti
Sceneggiatura: Barbara Marshall
Produzione Stato: USA 2017

Cast: Joey King, Ryan Philippe, Ki Hong Lee, Mitchell Slagget, Shannon Purser, Sydney Park, Elisabeth Rohm, Josephine Langford, Alexander Nunez, Alice Lee, Raegan Revord, […]

Clare (Joey King) è una liceale, orfana della madre Johanna (Elisabeth Rohm) che è morta suicida quando ancora lei era una bambina. Clare vive con il padre Jonhatan (Ryan Philippe) che rovista nei cassonetti della spazzatura oggetti che poi vende per poter tirare a campare. Ciò imbarazza Clare che per questo, a scuola, è presa in giro, trattata male da alcuni compagni e vittima anche di episodi di prepotenza gratuita. E ne soffre molto. Tutto cambierà, tuttavia, come avviene nelle fiabe, dal momento in cui il padre le regala una scatola cinese, trovata tra i rifiuti di un cassonetto. Questa scatola metallica è impossibile da aprire, da rompere e da decifrare. Infatti, sulla sua superficie ci sono delle scritte in cinese antico, di cui Clare riesce a sapere solo parzialmente il significato aiutata dall’amico Ryan Hui (Ki Hong Lee): quella scatola è prodigiosa perché esaudirà a chi la possiede fino a sette desideri, quel numero sette che compare sempre nei romanzi e nei film perché è un numero ritenuto magico sin dall’antichità e nella Smorfia indica il vaso di creta. Una scatola meravigliosa come la lampada di Aladino, il più famoso dei racconti de Le mille e una notte. Quel vaso rappresenta, da quel momento, uno strumento di rivalsa nei confronti di tutti i compagni che l’hanno maltrattata per Clare. Ne diventa un artificio molto semplice e per niente costoso che le permetterà di cambiare la sua vita e quella di suo padre. Ciò nonostante, Clare non sa che per ogni desiderio che le procura del bene a qualche altro sarà provocato del male. Così come sosteneva l’alchimista Giacomo Casanova: il bene nasce dal male come il male dal bene; e anche Michail A. Bulgakov: che mai farebbe il tuo bene se non esistesse il male, e come apparirebbe la terra se vi scomparissero le ombre?
Il film, dunque, è una fiaba moderna condotta con destrezza e maestria, senza sbavature, in cui il bene e il male sono in costante diatriba pur rimanendo in perenne equilibrio tra loro. Una fiaba dunque che dà vigore al bene (l’essere) e altrettanto al male (il non-essere). Un film che va letto anche dal punto di vista filosofico perché, come affermava il filosofo britannico Thomas Hobbes, il bene è l’oggetto del desiderio umano mentre il male è l’oggetto della sua avversione, o come asseriva il filosofo tedesco Immanuel Kant, il bene e il male non sono realtà o irrealtà indipendenti, ma dipendono dalla facoltà di desiderare dell’uomo.
Francesco Giuliano