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giovedì 22 giugno 2017

“Aspettando il re”, una arguta metafora sulla perdita della supremazia economica americana

Titolo: Aspettando il re
Titolo originale: A Hologram for the King
Regia: Tom Tykwer
Soggetto: Dave Eggers dal romanzo “Ologramma del re” (2012)
Sceneggiatura: Tom Tykwer
Musiche: Johnny Klimek, Tom Tykwer
Produzione paese: UK, Francia, Germania USA, 2016

Cast: Tom Hanks, Sarita Choudhury, Alexander Black, Sidse Babett Knudsen, Khalid Laith, Ben Whishaw, Tom Skerritt, Tracey Faira way, David Menkin, Rolf Saxon, Dhaffer L’Abidine, John Donahue, David Menkin, [...]
Alan Clay (Tom Hanks) è un agente intermediario in procinto di essere licenziato dall’azienda per la quale lavora. Gli si dà un’ultima chance. Viene inviato, infatti, in Arabia Saudita, in una zona dove è in progetto la costruzione di una megalopoli ultramoderna, al fine di ottenere dal re di quel paese un appalto per la fornitura di impianti informatici basati essenzialmente sugli ologrammi, le figure tridimensionali proiettate nello spazio mediante l’uso di raggi laser, usati per videoconferenze. Alan Clay è un uomo in crisi esistenziale, perché è divorziato con una figlia adolescente Kit (Tracey Fairaway) a carico che vorrebbe mandare a studiare in un college se l’affare andasse in porto. Egli si reca in quel paese fiducioso di portare a buon fine l’agognata impresa, ma già dal primo giorno si rende conto che le cose non vanno per il verso giusto. Il re e soprattutto il suo collaboratore, incaricato di occuparsi dell’affare, Karim Al-Ahmed (Khalid Laith), non hanno rispettato la data dell’incontro per assistere alla presentazione e, non si sa, quando saranno presenti. Clay non deve fare altro che attendere. E nell’attesa, “aspettando il re”, analizza la sua situazione familiare, i suoi sensi di colpa per aver chiuso uno stabilimento e mandato a casa centinaia di operai,  e la sua vita passata, che vengono adeguatamente raccontati mediante continui flashback. Grazie all’autista Yousef (Alexader Black),Clay visita il paese e scopre gli usi e i costumi del popolo arabo, le leggi e le condizioni retrograde della donna.
Il film, diretto in modo brioso e spiritoso, non annoia, anzi diverte, e fa scoprire allo spettatore un mondo, quello arabo, in cui la condizione della donna è ben lungi da un’emancipazione adeguata, e dove le usanze e le tradizioni sono molto restrittive e soggette a severe leggi. Vi emergono le profonde discordanze tra un mondo in espansione mediante l’uso dell’alta tecnologia utilizzata, la costruzione di grandi megalopoli, i beni di lusso e un mondo rurale arcaico, permaloso, antiquato e retrogrado dove lo scherzo non è ammesso.
Il regista Tom Tykwer utilizza questa storia come arguta metafora della perdita della supremazia economica americana, il suo assoggettamento alla ricchezza dei paesi arabi produttori di petrolio e il suo fallimento nel competere con potenze economiche emergenti come la Cina.

Filmografia
La mortale Maria (1993), Sognatori d’inverno (1997), Lola corre (1998), La principessa e il guerriero (2000), Heaven (2002), Faubourg Saint-Denis iin Pars, Je t’aime (2006), Profumo – Storia di un assassino (2006), The International (2009), Drei (2010), Cloud Atlas (2012).
Francesco Giuliano

venerdì 16 giugno 2017

“Io danzerò” dimostra che se si vuole i sogni giovanili si possono realizzare

Titolo : Io danzerò
Titolo originale: La danseuse
Regia: Stéphanie Di Giusto
Sceneggiatura: Stéphanie Di Giusto, Sarah Thibau
Produzione Paese: Francia,Belgio, 2016

Cast: Soko, Gaspard Ulliel, Melanie Thierry, Lily-Rose Depp, François Damiens, Louis Garrel, […]
Stéphanie Di Giusto in questa sua opera prima “Io danzerò” manifesta con sottile perspicacia e con profondo sentimento il suo appartenere all’ambito femminile, caratterizzandone la sconfinata sensibilità e l’innata voglia di palesare al mondo che non sono le origini che fanno grande una donna ma la sua voglia di realizzare con tenacia e perseveranza i sogni giovanili. Voglia che credo possa essere espressa esattamente citando alcuni versi della canzone “Via del campo” di Fabrizio De André Ama e ridi se amor risponde / piangi forte se non ti sente / dai diamanti non nasce niente /dal letame nascono i fior… connessa alla vita della ballerina - per caso e per passione - Loïe Fuller (Soko), una venticinquenne frenetica e dinamica che legge Shakespeare e vive in Virginia col padre Ruben (Denis Menochet), un tipo simpatico ma bizzarro, tant’è che muore ammazzato mentre si trastulla in una vasca da bagno. Rimasta sola, Loïe non si perde d’animo. Dapprima chiede aiuto alla madre, una donna austera, bigotta, intransigente e inflessibile, dalla quale riesce fortunatamente ad allontanarsi e, grazie alla conoscenza di Louis (Gaspard Ulliel), ad avere l’opportunità  - si fa per dire -, di recarsi a Parigi dove rivela le sue eccezionali e innate doti di danzatrice, con le quali esprime una tecnica innovativa, caleidoscopica, molto suggestiva, movimentata e attraente che coinvolge il grande pubblico - era il tempo della Belle Époque -, e a farsi assumere, aiutata da Gabrielle (Melanie Thierry). Ovunque mi chiameranno, io danzerò! Solo se danzo sono viva, è questo il suo intendimento deciso e tenace che persegue con ferma decisione. Loïe Fuller, con la sua danza innovativa e anticipatrice dei tempi moderni, esprime la sua voglia di liberarsi dagli stereotipi e dai pregiudizi, e anche da un passato infelice dimostrando, appunto, che dal letame nascono i fior e di esprimere il suo senso di libertà creando una danza che estrinseca leggerezza e bellezza. Soko, cantante e attrice francese di origine polacca, pseudonimo di Stéphanie Sokolinski, interpreta magnificamente Loïe Fuller, dandole quella genuinità di sentimenti e quella voglia sfrenata di crescere che è insita negli animi giovanili e di dimostrare al mondo che se si vuole raggiungere un sogno lo si può realizzare, basta non scoraggiarsi e non rinunciarvi. Il titolo stesso “Io danzerò” lo esprime in modo sintetico.
“Io danzerò” ha ottenuto sei nomination al Cesar 2017, di cui il premio per i Migliori costumi.
Francesco Giuliano

mercoledì 14 giugno 2017

I vincitori della 57^ edizione dei Globi d’Oro

L’associazione della Stampa Estera in Italia, fondata nel 1912 con 350 corrispondenti esteri che rappresentano  media di 54 Paesi,  annuncia i vincitori della 57a edizione dei Globi d’Oro (i premi della Stampa estera ai film italiani), che saranno assegnati questa sera durante la cerimonia di premiazione, a inviti, a Villa Medici. Assegnati anche i due premi speciali: il Gran Premio della Stampa Estera al documentario Restaurare il cielo di Tommaso Santi e il Globo d’Oro alla Carriera al regista Dario Argento. 
I titoli che concorrono al premio Globo D’Oro vengono selezionati ogni anno dal comitato cinema della Stampa Estera, fra le opere della stagione in corso. I premi vengono assegnati con votazione da una giuria di trentatré giornalisti stranieri.
 Quest’anno sono stati selezionati 28 lungometraggi, 72 documentari e 90 cortometraggi. 
Ecco l’elenco dei premi assegnati con le relative motivazioni.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: Penalty di Aldo Iuliano con la seguente motivazione: Per essere riuscito a concentrare un dramma enorme come l’immigrazione in soli 14 minuti grazie a una sceneggiatura pungente, un’eccellente fotografia e una virtuosa regia. Il risultato è un breve film dove i migranti interpretano se stessi e lasciano il segno.
MIGLIOR DOCUMENTARIO: L’uomo che non cambiò la storia di Enrico Caria con la seguente motivazione: Per aver saputo ricostruire con immagini di archivio un piccolo capitolo della grande storia, adattandolo liberamente per esaltarne la suspense e con una straordinaria capacità di sintesi. 
MIGLIOR MUSICA: Enzo Avitabile per Indivisibili di Edoardo De Angelis con la seguente motivazione: Enzo Avitabile ha saputo scrivere una musica piena di sfaccettature, capace di completare egregiamente le emozioni suscitate dal film Indivisibili. Evocando in qualche nota, con la sua voce roca e malinconica, l'imprevedibile universo napoletano...
MIGLIOR FOTOGRAFIA: Daria D’Antonio per La pelle dell’orso di Marco Segato con la seguente motivazione: Per aver trasformato una natura intatta e selvaggia in paesaggio metafisico, con immagini che mescolano con chiarezza il presente e il passato, indicando attraverso la figura del padre lo spirito dell’orso che è nascosto in ogni essere umano.                                                             
MIGLIOR OPERA PRIMA: La ragazza del mondo di Marco Danieli con la seguente motivazione: Marco Danieli racconta con eleganza l'emancipazione dalla religione di una giovane donna. Lo spiccato spirito di osservazione del regista dà al film un senso di autenticità che rende ancora più credibili i riti religiosi e i paradossi di un mondo a volte oscuro da decifrare.        
MIGLIOR COMMEDIA: Lasciati andare di Francesco Amato con la seguente motivazione: Per la riuscita interpretazione della classica coppia sconclusionata nella quale entrambi i personaggi interpretano, in fondo, la parte di un Pigmalione intento a sopperire alle mancanze dell’altro. Per il tocco da maestro nell’aver saputo trasformare, con ironia e leggerezza, peccati come avarizia, incostanza e bizzarria in piccole, eterne, debolezze umane.
MIGLIOR SCENEGGIATURA
La pazza gioia di Paolo Virzì e Francesca Archibugi con la seguente motivazione: 
Per aver creato un inno cinematografico che farà impazzire di gioia generazioni di cineasti, per la magia che si crea nel pubblico che ride insieme ai protagonisti ma, soprattutto, ride di se stesso. 
MIGLIOR ATTRICE: Isabella Ragonese per Il padre d’Italia di Fabio Mollo, con la seguente motivazione: Quando un'attrice riesce, in una sola stagione, a proporre al pubblico le più disparate sfaccettature dell'universo femminile, partendo dal ruolo di madre inconsapevole, ebbene questa attrice merita il nostro riconoscimento.
MIGLIOR ATTORE: Renato Carpentieri per La tenerezza di Gianni Amelio con la seguente motivazione: Per aver creato il padre “ameliano” più complesso in assoluto. Con la sua grande sensibilità riesce a cambiare registro continuamente passando in pochi secondi dall’assoluta rudezza di un uomo disilluso e stanco a un sorriso pieno di dubbi e tenerezza rivolto a chi ama.
MIGLIOR FILM: La stoffa dei sogni di Gianfranco Cabiddu con la seguente motivazione: Per la magnifica trasposizione del verso di Shakespeare “Tutto il mondo è un palcoscenico … uomini e donne sono soltanto attori”. I riflessi del teatro sulla realtà in un posto sperduto dove nulla è quello che sembra, tra personaggi improbabili ma densi di esistenza. Un film che ricompone il puzzle rimettendo al loro posto colpa, vendetta, riscatto e perdono. 
GRAN PREMIO DELLA STAMPA ESTERA: Restaurare il cielo di Tommaso Santi con la seguente motivazione: Talvolta le favole escono dai film, si fanno spazio nella realtà e mostrano che c’è “un mondo possibile”. Un mondo dove intesa, accordo e collaborazione fanno sì che eccellenza artigiana e tradizione italiana arrivino a restaurare un pezzo della storia comune dell’umanità. 
Fatti che, di per sé, sono già un piccolo miracolo. 
 GLOBO D’ORO ALLA CARRIERA : Dario Argento con la seguente motivazione: L’Associazione della Stampa Estera in Italia conferisce quest’anno il suo Premio alla Carriera a Dario Argento, maestro indiscusso della suspense e del brivido. Dario Argento definisce se stesso «il più grande assassino del cinema italiano» per i suoi 90 omicidi eccellenti messi in scena in quasi cinquant’anni di carriera. Con un tocco d'ironia e con raffinata maestria ha saputo tenere gli spettatori col fiato sospeso fino all’ultimo.
Molto amato all’estero, firma le sue opere mettendo in scena le sue mani, come faceva Hitchcock con il suo profilo. A lui chiediamo di non smettere mai di terrorizzarci. (Francesco Giuliano)

giovedì 8 giugno 2017

Il CIAK ALICE GIOVANI 2017 va a “Fiore” di Claudio Giovannesi

Anche quest’anno Alice nella Città ai Ciak d’Oro assegna il premio al miglior film italiano rivolto al mondo dei ragazzi
Questa sera, 8 giugno 2017, a Roma, sarà assegnato all’interno della serata di premiazione dei Ciak D’Oro, il Premio Ciak Alice Giovani che nasce dalla collaborazione tra Alice nella Città, sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, e la Rivista di cinema diretta da Piera Detassis.

Questo premio, nato 6 anni fa per intercettare i gusti del pubblico giovane, è dedicata al miglior film italiano rivolto al mondo dei ragazzi e degli adolescenti.  Il Ciak d’Oro Alice Giovani 2017 è stato assegnato al film Fiore di Claudio Giovannesi, prodotto da Pupkin Production e Ibc Movie con Rai Cinema e distribuito da BIM Distribuzione.
A scegliere il vincitore sono stati i lettori del cine-magazine che hanno votato sulla pagina Facebook di Ciak, insieme con gli studenti delle scuole secondarie di tutto il territorio nazionale.
In gara per il Ciak Alice Giovani c’erano 12  titoli (Classe zeta di Guido Chiesa, I cormorani di Fabio Bobbio, L’estate addosso di Gabriele Muccino, Fiore di Claudio Giovannesi, La guerra dei cafoni di Davide Barletti e Lorenzo Conte, Indivisibili di Edoardo de Angelis, Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi, La pelle dell’orso di Marco Segato, Per un figlio di Suranga Deshapriya Katugampala, Piuma di Roan Johnson, La ragazza del mondo di Marco Danieli, SLAM -  Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli), usciti in sala fra il 1 maggio 2016 e il 30 aprile 2017, selezionati dalla redazione di Ciak assieme alla direzione di Alice nella Città riservando una particolare attenzione alle opere prime poco note al grande pubblico e a quei film con tematiche importanti legate al mondo giovanile.
Il regista Claudio Giovannesi commenta così il premio: “Ringrazio di cuore i lettori di Ciak e gli studenti delle scuole secondarie per aver scelto di premiare FIORE con il Ciak Alice Giovani . Sono onorato di ricevere un premio da ragazze e ragazzi perché sono il pubblico del presente e il futuro dell'Italia. Perché l'adolescenza è un'età che mi emoziona e che cerco di raccontare a prescindere dalla nazionalità e dalla classe sociale.”
Ecco, anche, il commento del premio di Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, direttori artistici di Alice nella città:“La vittoria di ‘Fiore’ sottolinea l’attenzione dei ragazzi ai temi legati alla complessità, all’approfondimento, alle dinamiche emotive e alla diversità del reale. Una pienezza espressiva che all’ultimo festival di Cannes, ha saputo raccontare il viaggio dell’infanzia e dell’adolescenza grazie al coraggio e al talento di una nuova generazione di autori italiani a cui davvero si può guardare.” 
Francesco Giuliano  da Ufficio stampa Alice nella città,

domenica 4 giugno 2017

“Quello che so di lei” o sull’incontro/scontro di due donne e sul loro dialettico confronto

Titolo: Quello che so di lei
Titolo originale: Sage femme
Regia e sceneggiatura: Martin Provost
Produzione Paese: Francia, 2017

Cast: Catherine Frot, Catherine Deneuve, Olivier Gourmet, Quentin Dolmaire, Myléne Demongeot, Pauline Etienne, Pauline Parigot, Audrey Dana, Marie Paquin, Marie Gili-Pierre, Jeanne Rosa, Élise Oppong, […]
“Quello che so di lei” è un film quasi tutto al femminile, avulso da femminismo, che esalta la donna sia per la sua innata e profonda sensibilità che per la sua grande capacità di amare intensamente al di là degli screzi e dei preconcetti, e dove l’uomo, anche se appare una figura marginale, assume un significato essenziale nella storia raccontata, storia che ha inizio dall’incontro di due donne che non si vedevano da trentasei anni. L’una, la più giovane, Claire (Catherine Frot), quarantanovenne, è una donna equilibrata, rispettosa, saggia, che esercita la professione di ostetrica con devozione e passione e che misura le parole prima di parlare, l’altra, molto più anziana, Beatrice (Catherine Deneuve), invece, appare squilibrata, insensata, senza punti di riferimento, avventata nel modo di agire e di pensare, senza lavoro e con tanti debiti che cerca, a volte con successo, di sanare con il gioco d’azzardo. Claire, nel loro primo incontro, dimostra subito di mal sopportare Beatrice, rea, a suo modo di vedere, di avere indotto, anche se involontariamente, al suicidio suo padre dopo averlo abbandonato senza ragione: “- Dimmi di lui, che cosa fa ora?” Chiede Beatrice. -  “… è morto! Poco dopo che te ne sei andata!” Le risponde con rancore Claire.
Gradualmente, però, dai continui incontri-scontri e dai dialoghi mordaci tra le due donne, caratterizzati da frasi come queste - “Hai sempre dimostrato più della tua età”, “Quando sarò morta, puoi buttarmi nella Senna, se vuoi! Ti segnalo che la Senna sta tornando ad essere pulita”, “Sei bella quando ti arrabbi ma quell’impermeabile non si può guardare, te ne compro un altro!, ecc.” -, cresce e si approfondisce quella conoscenza vicendevole che prima era stata impedita loro da diversi fattori, quali la grande differenza d’età, la diversità di comportamento, e anche perché Claire era figlia dell’amante di Beatrice. Ciò induce pian piano Claire a instaurare un rapporto empatico con Beatrice e a curarla come una figlia accudisce la madre, soprattutto perché ne sente il bisogno dato che la madre l’ha abbandonata sin dalla tenera età.
Quel distacco iniziale, che sembrava insanabile e ostile, si trasforma in un legame indissolubile, in un volersi bene, perché l’una trova nell’altra la soddisfazione delle proprie aspettative personali di affetto e il riempimento di una mancanza che si era creata per pregiudizio e per assenza di conoscenza.
Il film ha uno stampo di natura biografica in quanto il regista, che ne ha scritto pure la sceneggiatura, con questo film osanna la figura di quell’ostetrica che, quando lo fece nascere, non solo gli donò il sangue per evitare che morisse ma anche ne denunciò la nascita all’anagrafe al popsto del padre.

Filmografia
Tortilla y Cinema (1997), Le ventre de Juliette (2003), Seraphine (2008), The Long Falling (2013), Violette (2013).
Francesco Giuliano

venerdì 2 giugno 2017

Il film “Cuori puri” evidenzia che non può esserci “purezza” in un ambiente “impuro”

Regia: Roberto De Paolis
Soggetto: Luca Infascelli, Carlo Salsa, Roberto De Paolis
Sceneggiatura: Luca Infascelli, Carlo Salsa, Greta Scicchitano, Roberto De Paolis
Musica: Emanuele De Raymondi
Produzione Paese: Italia 2017

Cast: Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce, Antonella Attili, Federico Pacifici, Isabella Delle Monache, […]
Dopo “Sole, cuore, amore” (2016) di Daniele Vicari, “Fortunata” (2017) di Sergio Castellitto, ecco quest’altro film “Cuori puri” ambientato in una zona periferica di Roma che ne mette in risalto ancora una volta l’alto livello di degrado sia ambientale che sociale così come avviene in tutte le grandi città. Roberto De Paolis, dopo due cortometraggi presentati alla Mostra del Cinema di Venezia (2009 e 2010) dirige questo interessante lungometraggio documentando con fine e puntuale realismo soprattutto lo stato di decadimento individuale dovuto soprattutto al condizionamento sociale. In definitiva,non può esserci “purezza” in un sistema che complessivamente risulta “impuro” sia per il proliferare della micro-delinquenza evidenziata dallo spaccio della droga ai minori e dal ricorso a piccoli furti  sia per la disparità di trattamento che gli italiani di un dato ceto sociale percepiscono rispetto agli stranieri, siano essi profughi o rom. Anche la chiesa cattolica, infatti, che, attraverso i dettami evangelici e tramite l’artificio della “promessa” stimola i giovani a rimanere “puri” sino al matrimonio, fallisce sul suo ruolo educativo e sociale connesso con l’acquisizione e il rispetto della moralità: La “promessa” può  infranta in quanto il peccato può essere perdonato perché “Gesù è come il navigatore della macchina. Che fa il navigatore quando sbagliate strada? Quando vi perdete? Mica dice: ‘Mori ammazzato, avevo detto gira a sinistra e sei andato a destra!’. No? Ricalcola il percorso, ti porta sempre a casa.”
Tutto questo riguarda Agnese (Selene Caramazza), una ragazza quasi diciottenne che vive con sua madre Marta (Barbora Bobulova), una donna molto religiosa e dominatrice, e che partecipa assieme ad altri giovani della sua età agli insegnamenti di don Luca per essere indotta spontaneamente ad accettare “la promessa di verginità sino al matrimonio”. Tutto va bene “come da copione materno” fino a quando Agnese incontra Stefano, un giovane più grande di lei dal passato irrequieto e con una famiglia indigente. Agnese fa volontariato con la madre mentre Stefano fa il custode in un parcheggio di un centro commerciale vicino ad un campo di zingari. I due si incontreranno per caso e, sebbene abbiano caratteri completamente diversi e storie diverse, si innamoreranno. Questo loro amore, tuttavia, li porrà di fronte a scelte difficili perché Agnese vuole “rimanere pura”.
Il film, essendo opera prima, è stato selezionato per la Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Canness 2017 per competere il Premio Caméra d’or.
Francesco Giuliano

giovedì 1 giugno 2017

“Fortunata” o la cronaca dei mali del nostro tempo

Titolo: Fortunata
Regia: Sergio Castellitto
Sceneggiatura: Margaret Mazzantini
Musiche: Arturo Annecchino

Produzione Paese: Italia, 2017-06-01 Cast: Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi, Edoardo Pesce, Nicole Centanni, Hanna Schygulla, […]
La storia raccontata, una storia comune, è quella di Fortunata (Jasmine Trinca), una giovane che vive sola con la figlia Barbara (Nicole Centanni), e che è separata dal marito Franco (Edoardo Pesce) e in attesa di divorzio. Ogni giorno corre per le vie della periferia degradata di Roma, dove abita, di casa in casa, a eseguire in nero tagli di capelli o acconciature per sostenere se stessa e la figlia e pagare l’affitto della casa dove abita. Il suo sogno è quello di avviare un negozio di parrucchiera assieme al suo amico fraterno Chicano (Alessandro Borghi), un giovane bipolare che vive con la madre demente Lotte (Hanna Schygulla) e che è molto bravo a disegnare tatuaggi.
Fortunata non ha regole di vita, è disorganizzata, vive in un mondo diverso da quello in cui realmente vive e ciò traspare dal suo comportamento impulsivo e vivace. Tutto ciò fa in modo che Fortunata si disorienti frequentemente perché fa tutto di fretta e di corsa per racimolare qualche euro in nero e, per certi versi, trascura anche la figlia che frequenta una scuola gestita da cinesi. Fortunata è solo di nome ma non di fatto in quanto deve affrontare la violenza che la vita le presenta, la violenza del marito, il rapporto sessuale violento con Patrizio (Stefano Accorsi), il medico psichiatra che cura la figlia. A tutto questo fa da cornice l’ambiente degradato, sia di affetti che di fisionomia, in cui si svolge la sua vita. Il regista Castellitto non poteva trovare migliore attrice di Jasmine Trinca, per dare respiro a una donna di tal temperamento, immersa in una società dove l’amore non ha il suo sfogo naturale se non come manifestazione violenta e senza futuro, e inserita a sua insaputa in una società resa molto violenta da genitori assenti o drogati che ne hanno determinato le disumane fondamenta che sarà molto difficile sostituire. Solo facendo tesoro del passato e della propria esperienza si può dare senso alla vita e proseguire nel proprio percorso vitale di cui solo il caso potrà concedere la prosecuzione.
Il film “Fortunata” è stato presentato al Festival di Cannes 2017 nella sezione “Un Certain Regard” dove Jasmine Trinca ha ottenuto il premio per Migliore attrice protagonista.

Filmografia
Libero Burro (1999), Non ti muovere (2004), La bellezza del somaro (2010), Venuto al mondo (2012), Nessuno si salva da solo (2015).
Francesco Giuliano