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domenica 27 novembre 2016

“Che vuoi che sia” in modo divertente mette a confronto il mondo di Internet con la morale

Titolo: Che vuoi che sia
Regia: Edoardo Leo
Soggetto: Edoardo Leo, Sergio Colabona
Sceneggiatura: Edoardo Leo, Alessandro Aronadio, Marco Bonini, Renato Sannio
Musiche: Gianluca Misiti
Produzione Stato: Italia 2016

Cast: Edorado Leo, Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Marina Massironi, Giampiero Judica, Pierpaolo Spollo, Massimo Wertmuller, Bebo Storti, Maria Di Biase, Fabrizio Coniglio, Sara Magalotti, […]
Edoardo Leo, il giovane attore-regista, dalle idee geniali mostra determinazione e creatività esplosiva nei suoi film, così come ha evidenziato nell’originale e divertente “Noi e la Giulia” (2015), affrontando nel contempo temi sociali importanti di attualità.
In questo suo quarto lungometraggio “Che vuoi che sia”, Leo analizza il mondo dei giovani e affronta il problema del lavoro dei laureati e gli espedienti che questi escogitano al fine di potere sbarcare il lunario, dopo avere provato la delusione di non poter dare sfogo ai loro studi. Ciò li obbliga a rinunciare alle proprie aspettative, ai propri sogni tra cui, soprattutto, quello di avere un figlio. Tra questi giovani ci sono Claudio (Edoardo Leo), un ingegnere informatico che cerca di racimolare qualche euro aggiustando computer, e Anna (Anna Foglietta), insegnante di matematica precaria in una scuola privata, che convivono felicemente. Ovviamente, come è naturale in una coppia, Claudio e Anna vorrebbero un figlio, ma non possono permetterselo a causa della loro incertezza economica. Non hanno neppure i genitori che li possono aiutare economicamente. Soltanto qualche particolare espediente potrebbe favorirli. Per questo, a Claudio gli viene l’idea di creare una piattaforma web con il lancio in rete Internet di un finanziamento collettivo (crowdfunding) che, però, non riesce ad avere i proventi sperati. Sfiduciati i due giovani, una sera, per contenere questa ulteriore delusione, bevono si ubriacano. Nello stato di ebbrezza, Claudio aggiunge alla sua richiesta di crowdfunding una proposta “indecente”: in cambio dei soldi promette di trasmettere un video hard in diretta sulla rete. Le risposte sono numerose tant’è che a poco a poco le offerte superano l’esorbitante e inaspettata quota di 250 mila euro. Cifra che avrebbero potuto avere solo se avessero mantenuto la promessa! Ciò pone i due dinnanzi al dilemma shakespeariano: realizzare quanto promesso e cambiare vita oppure continuare a fare la vita piena di stenti e di privazioni? Prendere o lasciare?
Il titolo del film “Che vuoi che sia” lascia presagire una scelta, ma sarà così?
Su tutto ciò si svolge il film che coinvolgesu questa questione morale lo spettatore , il quale si pone anche lui la domanda: cosa farei io in quella situazione?
Ma il film sottolinea anche  che i valori consolidati nel tempo su cui sono stati cresciuti questi giovani, quali il diritto al lavoro, l’educazione, il rispetto della dignità personale, l’onestà, il concetto di morale, la concezione del sesso e la sua valutazione, l’intimità e la privatezza, ecc. sono stati stravolti e messi in discussione dall’avvento di internet e dalla globalizzazione.
Filmografia
Diciotto anni (2010), Buongiorno papà (2013), Noi e la Giulia (2015).
Francesco Giuliano

martedì 8 novembre 2016

“Adaline - L'eterna giovinezza” descrive cosa potrebbe succedere se non si invecchiasse

Titolo: Adaline – L’eterna giovinezza
Titolo originale: The Age of Adaline
Regia: Lee Toland Krieger
Sceneggiatura: J. Mills Goodloe, Salvador Paskowitz
Produzione Stato: USA 2015

Cast: Blake Lively, Michiel Huisman, Kathy Baker, Amanda Crew, Harrison Ford, Ellen Burstyn, Richard Harmon, Anthony Ingruber, Anjali Jay, Linda Boyd, Barclay Hope, Chris William Martin, Aaron Craven, Jane Craven, Hugh Ross (voce narrante), […]
Quello che capita ad Adaline (Blake Lively), un evento che le procura “l’eterna giovinezza”, è qualcosa di straordinario e inconsueto nella storia del mondo, ovviamente fantastico. Un pretesto che serve al giovane regista del film, Lee Toland Krieger, e ai suoi due sceneggiatori, J. Mills Goodloe e Salvador Paskowitz, di raccontare una storia curiosa, bizzarra e avvincente, a tratti anche drammatica e piena di colpi di scena, di una donna attraente e bella che, arrivata ad una certa età, a ventinove anni, non invecchia più. Non una ruga, non un capello bianco, non un mutamento dei suoi caratteri fisici! Conserva una bellezza a dir poco strabiliante, in un secolo di storia, a partire dal 1908, in cui guardarsi allo specchio non le procura alcun fastidioso cruccio. O forse sì! Un tema, anche se fantascientifico ma molto interessante, che affronta il discorso sull’eterna giovinezza che, contrario al pensiero eracliteo, secondo cui  “Non si può discendere due volte nello stesso fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”, urta con lo stereotipo a cui tutti noi, esseri umani, siamo abituati e rassegnati sin dal momento in cui nasciamo, essendo già destinati all’invecchiamento e, quindi, alla morte. Un tema con il quale ci si pone la domanda: cosa potrebbe succedere se una persona fosse dotata di eterna giovinezza e di un eterno presente? Sicuramente dovrebbe rinunciare ai legami sentimentali stabili e duraturi, perché vedrebbe invecchiare le persone che le stanno accanto e cambiare i loro costumi e le loro abitudini, e vivrebbe il susseguirsi delle complicate vicende umane politiche, sociali ed economiche e dello sviluppo tecnologico. Si verrebbe a creare così anche il paradosso innaturale e inimmaginabile di vedere, giorno dopo giorno, invecchiare i propri figli, come avviene alla figlia di Adaline, Flemming (Ellen Burstyn), che ad un certo punto appare molto più vecchia della madre. Oppure, casualmente, si potrebbe verificare che tale ipotetica persona incontri casualmente il primo amore della sua gioventù, William (Harrison Ford), il cui ricordo si era già smarrito nei profondi meandri della dimenticanza. O, ancora, sarebbe costretta a cambiare continuamente residenza ed identità per sfuggire ai sospetti infantili e infondati del servizi segreti americani. Tuttavia, come sosteneva il filosofo romano Lucio Anneo Seneca “Nemo potest personam diu ferre fictam: ficta cito in naturam suam recidunt” (Nessuno può portare a lungo una maschera finta: le cose finte cadono per loro stessa natura).
Un film, in definitiva, che avvince e che coinvolge senza soluzione di continuità lo spettatore per il problema affrontato e per la tensione emotiva che riesce a trasmettergli e che, per questo, merita di essere visto.
Filmografia
December Ends (2006),The Nature of Space & Time (2008), The Vicious Kind (2009), Separatti innamorati (Celeste and Jesse Forever) (2012).
Francesco Giuliano

domenica 6 novembre 2016

“In guerra per amore” in modo brioso descrive l’origine del sopravvento mafioso in Sicilia e in Italia

Titolo: In guerra per amore
Regia: Pif (Acronimo di Pierfrancesco Diliberto)
Soggetto: Pif, Michele Astori
Sceneggiatura: Michele Astori, Marco Martani, Pif
Produzione Stato:  Italia 2016

Cast: Pif, AndrEA Di Stefano, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna, Miriam Leone, Samuele Segreto, Stella Egitto, Antonello Puglisi, Vincent Riotta, Maurizio Marchetti, Orazio Stracuzzi, Mario Pupella, Lorenzo Patanè, Aurora Quattrocchi, David Mitchum Brown, […]
Nel pieno della seconda guerra mondiale, quando l’esercito tedesco aveva già occupato quasi tutta l’Europa, il presidente statunitense  Franklin Roosevelt decise di fare intervenire, assieme alle truppe alleate, l’esercito americano per debellare il pericolo nazista. Il punto prescelto, non a caso, fu la costa meridionale della Sicilia. Era il 10 luglio 1943. Al fine di facilitare lo sbarco ed evitare grande spargimento di sangue dei propri soldati, Roosevelt prese accordi con Lucky Luciano, alias Salvatore Lucania, mafioso siciliano, capo di “Cosa Nostra statunitense”, che aveva forti legami e molta influenza su “Cosa Nostra siciliana”.
In questa situazione, a New York, si svolge la storia sentimentale del giovane siciliano Arturo Giammaresi (Pif) con Flora (Miriam Leone). Una storia però molto travagliata ed contrastata, in quanto lo zio (Orazio Stracuzzi) vuole dar la nipote in sposa a Carmelo (Lorenzo Patanè), figlio di Don Tano (Mario Pupella), un mafioso d’alto rango molto legato a Luciano. Per evitare queste nozze Arturo deve ottenere il consenso dal padre di Flora che però abita a Crisafullo, in Sicilia. L’impresa appare molto ardua data la grande distanza che separa il giovane dalla Sicilia, dove è nato. Ma come spesso avviene, per caso il giovane trova un’ottima soluzione che gli darebbe la possibilità di sposarsi Flora: Arturo va “in guerra per amore”. L’arruolamento nell’esercito americano, infatti, gli avrebbe dato l’opportunità di recarsi in Sicilia e di incontrare il padre della sua amata. Per evitare questa eventualità, allora, Don Tano ordina al mafioso locale di Crisafullo, Don Calò, di uccidere Arturo.
Pif, dopo il grande successo di pubblico e di critica  ottenuto grazie alla sua opera prima La mafia uccide solo d’estate” (2013), usando lo stesso piglio sui generis e la medesima vivacità umoristica descrive, passo dopo passo, gli eventi che trasferiscono il potere politico alla mafia e che portano conseguentemente alla liberazione dei delinquenti a cui vengono affidati posti di alto merito.
In definitiva, con il suo caratteristico linguaggio cinematografico oscillante tra il dramma e l’umorismo, Pif elegantemente trasferisce allo spettatore informazioni storiche che danno spiegazione, dalla fine della seconda guerra mondiale, dei fatti che hanno trasferito potere alla mafia e della collusione tra questa e il potere politico italiano, a tutt’oggi vigente.
Pif trova il modo divertente di raccontare questa storia nel paese inventato di Crisafullo in cui, come avviene per Vigata, il paese immaginario, dove si svolge l’attività poliziesca del commissario Montalbano, vengono assemblate immagini di luoghi diversi come il duomo di Erice che sovrasta Trapani, come la caratteristica Scala dei turchi di marna bianca nella costa meridionale siciliana, come il magnifico tempio elimo di Segesta, o come la cittadina di Realmonte. Ma dove si svolge anche la vita dei siciliani con le loro tradizioni e i loro costumi: la camicia nera che si indossa per sette anni al fine di commemorare la morte del fratello defunto, la concezione dell’illibatezza femminile la cui trasgressione comporta disonore imperituro e l’impossibilità di contrarre matrimonio, il raccomandarsi ai santi per avere un privilegio personale come la salvaguardia della vita, la grande ospitalità nei confronti del forestiero al fine di avere ricambiato il favore, servirsi di un cieco per vedere ciò che chi vede non ha facoltà di vedere, e così via.
In definitiva, Crisafullo rappresenta la Sicilia, pari a quella descritta nel romanzo “I sassi di Kasmenai” (ed. Il foglio): “La Sicilia, un’isola, una terra martoriata dalle colate laviche del vulcano “buono” Etna, dai continui terremoti e qualche volta dai maremoti, dalle frequenti invasioni di popoli non autoctoni da più di tremila trecento anni, dai Siciliani stessi.
La Sicilia è stata sempre una terra fertile, bella e arcigna nel frattempo, fascinosa e attraente, misteriosa e arcana, emozionante, incantevole, fruttifera, rigogliosa, facilmente raggiungibile da qualunque regione che volge le sue rive sul mar Mediterraneo, certamente sin da tempi remoti per la sua posizione geografica. E  per questa sua peculiarità essa è stata sempre ammirata e invidiata, desiderata e soprattutto spogliata dei suoi averi. Diverse leggende descrivono la trasformazione di questa terra fertile in un luogo arido e infecondo o le ruberie che essa ha sofferto continuamente. ….
Il fascino dei luoghi siciliani, in particolare di quelli in cui Ciccio è vissuto dalla nascita fino alla giovinezza, è stato descritto inquadrando, come un dipinto in una cornice, le immagini e i colori visti e vissuti e gli olezzi odorati e respirati, i quali però non possono essere percepiti così come realmente essi sono. Non esistono, infatti, parole che possano suscitare, nell’animo di chi legge, le emozioni, le palpitazioni, i tremori passionali, gli stati d’animo che soltanto chi vede, chi tocca e chi nasce e vive in quella terra può provare; non esistono parole che possano far odorare la miscellanea di profumi, di olezzi, di aromi che solo le nari possono fare apprezzare; non esistono parole che possano descrivere i colori, le immagini, i luoghi che soltanto attraverso gli occhi di chi li guarda possono far emergere la loro eccezionale singolarità. … Le continue invasioni, senza soluzione di continuità, hanno senza dubbio arricchito culturalmente il popolo siciliano che ogni volta ne ha tratto caratteri particolari e grandi benefici. Quella siciliana è, infatti, una cultura, dalle mille sfaccettature e dai connotati singolari, che si mostra in tutte le opere d’arte, sparse ovunque, da est ad ovest e da nord a sud dell’isola, che sono rimaste visibili all’occhio del visitatore; tale cultura si manifesta anche nella grande ricchezza dell’arte culinaria, e si esprime con l’ineguagliabile cordialità e l’innata ospitalità insite nel carattere del siciliano. Purtroppo il soggiacere continuo al dominio di tutti quei popoli non ha fatto acquisire ai siciliani un amor proprio, un’identità propria, il desiderio di lottare, tutt’altro.”
Francesco Giuliano

domenica 23 ottobre 2016

“Io, Daniel Blake” osanna un eroe povero che lotta per la sopravvivenza

Titolo: Io, Daniel Blake
Titolo originale: I, Daniel Blake
Regia: Ken Loach
Sceneggiatura: Paul Laverty
Musica: Gerge Fenton
Produzione Stato: Gran Bretagna, Francia 2016

Cast: Dave Johns, Hayley Squires, Dyln McKiernan, BRiana Shann, Kate Runner, Sharon Percy, Kerna Sikazwe, Natalie Ann Jarnieson, Micky McGregor, Colin Coombs, Bryn Jones, Mick Laffey, John Sumner, […].
Daniele Blake (Dave Johns) è un falegname vedovo, alle soglie dei sessant’anni, che, a causa di un attacco cardiaco, è costretto a chiedere l’indennità di malattia in attesa di ristabilirsi, dopo una cura adeguata ed un’opportuna riabilitazione prescritte dal suo cardiologo, per potere riprendere il lavoro perduto. Ciò lo costringe ad entrare nelle maglie labirintiche dell’apparato burocratico britannico (come ha già fatto con “Ladybird Ladybird” del 1994), il quale mette in luce le illogicità ciniche e crudeli e le assurdità procedurali e violente di un sistema amministrativo, creato deliberatamente al fine di calpestare gravemente la sua dignità umana di uomo esemplare e solidale: Il mio nome è Daniel Blake, sono un uomo, non un cane. E in quanto tale esigo i miei diritti. Esigo che mi trattiate con rispetto. Io, Daniel Blake, sono un cittadino, niente di più e niente di meno. Ma non solo la sua!
Durante tutte le traversie a cui va incontro presso il centro preposto per le pratiche di richiesta di sussidio, infatti,  Daniel incontra Katie (Hayley Squires), una giovane donna single, madre di due figli, che, per un ritardo non dipendente dalla sua volontà, perde il sussidio mensile. Tra Katie e Daniel si instaura subito un legame empatico forte e profondo, come tra una figlia ed un padre, che li porta vicendevolmente ad aiutarsi con dolcezza e profonda umanità.
Daniel Blake è un personaggio determinato, con una grande voglia di vivere, dotato di una grande forza d’animo, povero di beni materiali ma colmo di una grande ricchezza interiore, che non teme ostacoli e che lo porta a lottare per la sopravvivenza propria e quella degli altri come fosse un eroe del mito greco. Si coglie , infatti, nel comportamento di Daniel il senso kafkiano “dell’'uomo che non può vivere senza una fiducia permanente in qualcosa di indistruttibile dentro di sé, anche se entrambi hanno qualcosa di indistruttibile e la sua fiducia in esso può rimanere permanentemente nascosta da lui”.
“Io, Daniele Blake” è un film, come del resto lo sono tutti i film di Loach, che sta dalla parte dei poveri, degli emarginati, degli sfruttati contro una società capitalistica, cinica, egoista e violenta che fa dell’apparato burocratico un mezzo idoneo per calpestare la dignità umana di chi, come cittadino, ha sete di giustizia e bramosia di rispetto. Con questo film l’ottantenne Loach, poco amato nella sua patria, entra nella vita di Daniel e Katie e, assieme a loro, vive la loro impotenza ma anche la loro grande umanità di esseri umani, mettendo in luce nel contempo l’arroganza dei preposti di un potere politico che non rispetta i suoi stessi elettori. E lo fa con quella pregevole satira pungente che si coglie anche in “La fattoria degli animali” (1945) di George Orwell, in cui “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”. E lo fa con un linguaggio semplice, realistico, quasi documentaristico, chiaro, netto che colpisce, in senso rivoluzionario, l’animo dello spettatore che viene colto da commozione e coinvolto come in un vortice da cui non vuole uscire, perché anche lui si sente “cittadino” come Daniell, calpestato nei suoi diritti di uomo e di lavoratore.
“Io, Daniele Blake” è un  film per tutti ma consigliato soprattutto per i giovani senza lavoro e per i lavoratori disoccupati.
Il film per la sua forza prorompente ha vinto la Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes 2016.

Filmografia
Poor Cow (1967), Kes (1969), Family Life (1971), Black Jack (1979), The Gamekeeper (1980), Uno sguardo, un sorriso (1981), Fatherland (1986), L’agenda nascosta (1990), Riff Raff – Meglio perderli che trovarli (1991), Piovono pietre (1993), Ladybird Ladybird (1994), Terra e libertà (1995), La canzone di Carla (1996), My name is Joe (1997), Bread and Roses (2000), Paul, Mick e gli altri (2001), Sweet Sixteen (2002), 11 settembre (2001), Tickets (2004), Il vento accarezza l’erba (2006), In questo mondo libero (2007), Il mio amico Eric (2009), L’altra verità (2011), La parte degli angeli (2012), Jimmy Hall – Una storia d’amore e libertà (2014).
Francesco Giuliano

venerdì 21 ottobre 2016

“Pasolini” o sulla negazione della scelta individuale

Titolo: Pasolini
Regia e sceneggiatura: Abel Ferrara
Produzione: Italia, Belgio 2014

Cast: Willem Dafoe, Ninetto Davoli, Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Adriana Asti, Maria de Medeiros,  Roberto Zibetti, Andrea Bosca, Giada Colagrande, Francesco Siciliano, Luca Lionello, Salvatore Ruocco, […]
Il film  “Pasolini” di Abel Ferrara, il regista che è cresciuto “guardando le sue opere”, tratta le vicende vissute da Pier Paolo Pasolini nei giorni precedenti la sua terribile morte avvenuta il 2 novembre 1975, che mettono in risalto il suo pensiero sulla società stereotipata, sullo “scandalo della contraddizione” e sulla distinzione tra morale e moralisti. Quei “Ragazzi di vita”, giovani emarginati che vivono sulla soglia del crimine (descritti perfettamente nel suo romanzo omonimo del 1955), che mostrano una genuina vitalità ancestrale che contrasta i valori borghesi, e con i quali egli giocava anche a pallone o con alcuni di essi ne condivideva occasionalmente i pasti presso una trattoria che frequentava spesso, segnano la sua malasorte a causa della omosessualità che lo caratterizzava, nota a tutti. Uno scandalo legato a questa sua tendenza lo coinvolse, nel 1949, mentre insegnava a Casarsa, nel Friuli. Ciò lo costrinse ad abbandonare l’insegnamento e a trasferirsi a Roma, dove rimase assieme alla madre  Susanna sino alla morte.
Il filosofo e giurista catanese Pietro Barcellona, nel suo saggio “La Parola Perduta. Tra polis greca e cyberspazio” (ed. Dedalo, 2007), in cui pone l’accento su “lo scandalo della contraddizione”, che esprime ciò che il regista ha poi trasposto indipendentemente nel film, dice “ … Pasolini eretico, impegnato politicamente a denunciare i crimini del Palazzo …”, evidenzia “la degenerazione antropologica del <<popolo>> italiano in <<massa>> di teledipendenti, ottusi consumatori di immagini e merci … Pasolini è un tragico greco, sostanzialmente impolitico perché ossessionato, fino alla terribile morte, dall’urgenza delle passioni ancestrali, dai tumulti del cuore nell’ambito delle dinamiche esistenziali … è critico della modernità dell’omologazione, del fascismo come abbrutimento e passivazione della <<massa>>, come culto della violenza senza scopo, come conformismo gregario da caserma; critico del presente in nome di un passato eroico di <<peccatori innocenti>> come i contadini e i nuovi proletari delle borgate … ha accusato la borghesia di ridurre la vita a finzioni e ipocrisie …” e rileva “…. La lacerazione di essere ‘con se stessi e contro se stessi’: una contraddizione irrisolvibile, la ricerca di una comunicazione non linguistica, pre-linguistica, là dove il dionisiaco insidia la certezza luminosa di Apollo … La contraddizione tragica è ciò che rende Pasolini attualissimo, se si intende la contraddizione non come una contraddizione dialettica ma come una permanente e irresolubile coesistenza degli opposti … senza contraddizione/conflitto” non c’è “vita”. A tal proposito, il regista, tramite Epifanio (Ninetto Davoli) che nell’inseguire una cometa si accorge che gli viene negato il paradiso, rafforza il pensiero di Pasolini “Io penso che scandalizzare sia un diritto, essere scandalizzati un piacere e chi rifiuta il piacere di essere scandalizzato è un moralista, il cosiddetto moralista”.  Il moralismo per Pasolini è, in definitiva, uno strumento del potere che nega la libera scelta all’individuo e il moralista “che dice di no agli altri” è il guardiano della tradizione senza vitalità perché si oppone al pensiero “diverso”, al pensiero fuori dal gregge. Si contrappone al moralista l’uomo morale che dice di no “solo a se stesso”. A ciò si aggiunge “Il potere … un sistema di educazione … uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano allo stesso modo”. Questo film, che è difficile raccontare, non è per tutti per la particolare e aggrovigliata sceneggiatura sia per i continui flashback e che per le frequenti corrispondenze. È stata azzeccata la scelta dell’attore Willem Dafoe, molto somigliante a Pasolini, che ha “cercato di abitare le sue passioni e i suoi pensieri in un rapporto molto personale e privato”. Molto bravi tutti gli altri attori, da Ninetto Davoli nel ruolo di Epifanio a Riccardo Scamarcio (Ninetto Davoli), da Adriana Asti (Susanna, la madre di Pasolini) a Valerio Mastandrea (Nico Naldini), da Maria De Medeiros (Laura Betti) a Francesco Siciliano (Furio Colombo).
Il film è stato presentato in concorso alla 71^ Mostra del Cinema di Venezia 2014.
Francesco Giuliano

giovedì 20 ottobre 2016

“Neruda”, la poesia tradotta in immagini piene d’umanità ancestrale

Titolo: Neruda
Regia: Pablo Larrain
Sceneggiatura: Guillermo Calderòn
Produzione Stato: Argentina, Cile, Spagna, Francia 2016

Cast: Luis Gnecco, Gael Garcìa Bernal, Mercedes Moràn, Diego Muňoz, Pablo Derqui, Michael Silva, Jaime Vadell, Alfredo Castro, Marcelo Alonso, Francisco Reyes, Alejandro Goic, Antonia Zegers, […]


Posso scrivere i versi più tristi questa notte./ Scrivere, ad esempio: La notte è stellata,/ e tremolano, azzurri, gli astri in lontananza./ Il vento della notte gira nel cielo e canta. / Posso scrivere i versi più tristi questa notte./ Io l'amai, e a volte anche lei mi amò./ Nelle notti come questa la tenni tra le mie braccia./ La baciai tante volte sotto il cielo infinito./ …”. Quanta umanità e quanta profondità sentimentale si evince da questi versi semplici recitati, nel film, da Pablo Neruda (Luis Gnecco),pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto, il poeta politico più noto al mondo che ha cercato di aiutare i poveri, i diseredati, i disgraziati della sua Terra, il Cile che, dopo la sua morte, ha vissuto una dittatura orrenda e sanguinosa in seguito al golpe capeggiato da Pinochet (1973). Questi, grazie all’esercito, abbatté lo stato democratico presieduto da Salvador Allende, la cui elezione (1970) era stata appoggiata da Pablo Neruda.
Il regista Pablo Larrain, con la direzione di questo bel film, a cui conferisce connotati particolari e suggestivi e anche grotteschi, dimostra ancora una volta il suo generoso e straordinario estro creativo costruendo una storia reale coronata da eccelsa poesia, che è la manifestazione artistica che conferisce agli animi sensibili un grande impulso rivoluzionario. “Neruda” è la poesia tradotta in immagini piene d’umanità ancestrale, perché la poesia è sentimento che si trasforma in una spinta dinamica, ricca di alterità conferente senso alla vita, che caratterizzò del poeta Neruda, attraverso i rapporti amorosi e benevoli, non solo quelli sessuali ma anche quelli rivolti ai bisognosi, tutta la sua esistenza.
Il film tratta, a partire dal 1948, le vicissitudini sofferte da Neruda quando, da senatore della repubblica cilena democraticamente eletto, rivolge delle gravi accuse di tradimento del popolo al Presidente Videla (Alfredo Castro) eletto con i voti del partito comunista. Ovviamente, Videla, ormai indossate le vesti di dittatore, sguinzaglia il prefetto Oscar Peluchonneau (Gael Garcìa Bernal), un arrivista immaginario bramoso di gloria, alla ricerca di Neruda. Da questo momento inizia un dialogo a distanza tra un arrampicatore sociale ed un sognatore con un inseguimento avventuroso, quasi inverosimile, a volte anche incredibile, simile al gatto che rincorre il topo, che a tratti risulta divertente e a tratti anche drammatico. Ad un certo punto, infatti, avviene uno scambio dei ruoli perché ci si confonde tra chi sia il fuggitivo e chi sia l’investigatore. In questo procedere, Neruda scrive la sua decima raccolta di poesie “Canto general” (Appena squillò la tromba,/ tutto era pronto sulla terra,/ e Geova divise il mondo/ tra Coca-Cola Inc., Anaconda,/ Ford Motors, e altre società …).
Il film è stato presentato al Festival del Cinema di Cannes 2016 nella Quinzane des Réalisateurs.
Filmografia
Fuga (2005), Tony Manero ( 2007), Post Mortem (2010), No - I giorni dell’arcobaleno (2012), Il Club (2016), Jackie (2016).
Francesco Giuliano

martedì 18 ottobre 2016

“Go with me” descrive con intensa suspense la cattiveria senza limiti

Titolo: Go with me
Titolo originale: Blackway
Regia: Daniel Afredson
Soggetto: Castyle Freeeman Jr.
Sceneggiatura: Joe Gangemi, Gregory Jacobs
Produzione Stato: USA, Canada, Svezia 2015

Cast: Anthony Hopkins, Julia Stiles, Ray Liotta, Alexander Ludwig, Lochlyn Munro, Hal Holbrook, Steve Bacic, Aleks Paunovic, Chris Gauthier, Aaron Pearl, Audrey Smallman, Glenn Beck, […]

 
La giovane Lilian (Julia Stiles), ritornata a vivere nella città dove è nata dopo la morte della madre, viene ben presto perseguitata  da Blackway (Ray Liotta), un uomo duro e pericoloso che da poliziotto è diventato un acerrimo criminale tanto temuto, che spadroneggia liberamente nel territorio.  Lilian, allora, si reca presso lo sceriffo per denunciare i soprusi ricevuti da quel losco individuo, tra cui l’uccisione del suo gatto, ma l’unico consiglio che riceve dal garante della legge, per paura di ritorsione, è quello di vendersi la casa e lasciare la città. Lilian, ovviamente, essendo una donna caparbia non si dà per vinta e, grazie all’aiuto dell’ex taglialegna Loster (Anthony Hopkins) e del giovane Nate (Alexander Ludwig),va alla ricerca dell’ex poliziotto per farlo desistere dalle sue azioni prepotenti e per lasciarla in pace.

Un film intenso, sconvolgente e coinvolgente che fa cogliere sensibilmente il peso gravoso e insopportabile della cattiveria, che ha il sopravvento e diventa ancora più greve quando chi la subisce non ha chi lo aiuta o lo protegge. Come in questo caso la legge! Esso, in certo qual modo, ricalca anche la legge biblica del taglione, quella “dell’occhio per occhio, dente per dente”, secondo cui chi subisce intenzionalmente un danno da un’altra persona ha il diritto di infliggere a quest’ultima un ugual danno. E questo, contrariamente a quanto viene sostenuto nel Vangelo secondo Matteo, in base al quale “bisogna amare i propri nemici e pregare per quelli che ci perseguitano”. Come sosteneva Alda Merini, infatti, “la cattiveria è un grande reato, che va punito. … Il male fatto rimane e non va dimenticato”.
La storia, tratta dal romanzo ‘Vieni con me’ (2008) di Castyle Freeeman Jr., si svolge in un ambiente sperduto tra montagne e foreste, lontano dal mondo civile, grigio, uggioso, tenebroso come quello di un bosco, che riflette un po’ l’animo malinconico, pauroso e rassegnato della gente che vive in quel luogo freddo e acromatico. Freddo perché, come dice Alessandro Baricco, “la cattiveria è una luce fredda in cui ogni cosa perde colore, e lo perde per sempre”.
Il film è stato presentato fuori concorso alla 72^ Mostra del Cinema di Venezia – 2015.
Filmografia
The Man on the Balcony (1993), La ragazza che giocava col fuoco (2009), La regina dei castelli di carta (2009), IL caso Freddy Heineken.
Francesco Giuliano

mercoledì 5 ottobre 2016

“Indivisibili”, un film dove la bellezza fa rima con la bruttezza

Titolo: Indivisibili
Regia: Edoardo De Angelis
Soggetto: Nicola Guaglianone
Sceneggiatura: Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone, Barbara Petronio
Musica: Enzo Avitabile
Produzione Stato: Italia 2016

Cast: Marianna e Angela Fontana, Massimiliano Rossi, Antonia Truppo, Toni Laudadio, Marco Mario De Notaris, Gaetano Bruno, Gianfranco Gallo, Peppe Servillo, Antonio Pennarella, […]
“Indivisibili” è il terzo lungometraggio del bravo regista napoletano Edoardo De Angelis, un film originale che si differenzia nettamente da buona parte dei film italiani, ormai ripetitivi sia nei significati espressivi che nei contenuti. Questo film, infatti, è un connubio magistrale tra l’ars cinematografia e la realtà nuda e cruda, che descrive una storia ambientata a Napoli, città  che “rappresenta tutto quello che c’è di bello e di brutto al mondo … (dove) la compresenza di bellezza e bruttezza permette di realizzare una sintesi visiva che rappresenta la vita in maniera piuttosto esaustiva …”. Volgarità, ignoranza, desolazione, superstizione, falsità, droga, connubio tra chiesa e malaffare, sono i connotati di un mondo in cui vivono le due sorelle siamesi, Viola (Marianna Fontana) e Dasy (Angela Fontana), considerate per la loro condizione fisica un fenomeno portafortuna, le quali per la loro bella voce sono pagate per cantare melodie in matrimoni, battesimi, feste patronali. Ambedue i genitori, Peppe (Massimiliano Rossi) e Titti (Antonia Truppo), compresi gli zii, si spartiscono tutti i proventi derivanti dalla attività canora, vivendo alle loro spalle e privandole di tutto. Uno sfruttamento bello e buono.
Casualmente, un giorno, Viola e Dasy conoscono Alfonso Fasano (Peppe Servillo), un medico specializzato nella separazione dei fratelli siamesi, che opera in Svizzera, dal quale vengono a sapere, dopo opportune indagini, che è possibile eseguire la loro separazione. Questa notizia rompe l’equilibrio che si era venuto a creare fino a quel momento, facendo sognare Dasy che, in tal modo, avrebbe acquistato quella libertà che per ovvie ragioni le era negata, come fare l’amore o ubriacarsi o intraprendere un viaggio per Los Angeles o altro ancora, ma generando, al tempo stesso, contrasti forti con il padre, che si oppone ovviamente per insana convenienza all’intervento. Viola, invece, dal canto suo mostra contrarietà alla separazione perché non vuole staccarsi dall’amata sorella, ma Dasy rimane ferma nel suo intento.
Forti emozioni derivanti da un’autenticità descrittiva di un realismo becero catturano lo spettatore che vive in prima persona quella situazione inumana e incivile con estrema trepidazione e morale tifoseria.
Il regista, “un talento visionario”,  intuisce il profondo significato del suo tempo e del suo ambiente e lo descrive puntualmente nei minimi particolari con semplicità, evidenziando lo stato di degrado morale di una popolazione intera, grazie anche alla complicità di una chiesa rappresentata da un prete donnaiolo e affarista, don Salvatore (Gianfranco Gallo), in palese connubio con il malaffare, e lo stato di abbandono in cui versa un luogo in cui neppure le antiche vestigia dell’antro della Sibilla riescono a conferire una se pur minima idea di decoro.
“Indivisibili”, un capolavoro italiano, “un film da Oscar” come ha sostenuto il regista  Paolo Sorrentino, è stato presentato nella sezione "Giornate degli Autori" alla LXXIII Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia, al Toronto International Fil Festival 2016 e al London Film Festival 2016,ed ha ottenuto il Premio FEDIC, il Premio Lina Mangiacapre, il Premio Francesco Pasinetti per il miglior film e il Premio Gianni Astrei.

Filmografia (lungometraggi)
Mozzarella Stories (2011) film d’esordio, Perez (2014).
Francesco Giuliano

venerdì 30 settembre 2016

“Café Society”, una digressione filosofico-sentimentale sugli eventi che caratterizzano la vita umana

Titolo: Café Society
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Woody Allen
Produzione Stato: Usa, 2016

Cast: Jesse Eisenberg, Jeannie Berlin, Steve Carell, Kristen Stewart, Blake Lively, Parker Posey, Corey Stoll, Ken Stott, Anna Camp, Stephen Kunken Sar Lennick, Paul Schneider, […]
Ancora una volta, Woody Allen con “Café Society” confeziona un excursus filosofico-sentimentale sugli eventi della vita umana e mostra la sua genialità nel trovare i mezzi dialogici, densi di significati e di tratti ironici, per indagare nella vita dei suoi personaggi e nel loro animo umano attraverso i riferimenti non solo filosofici, ma inconsapevolmente anche attraverso leggi scientifiche. E tutto questo lo fa egregiamente, come sa fare soltanto lui con il suo originale stile, imponendo allo spettatore attenzione sul susseguirsi degli eventi del film, in un’atmosfera serena e piacevole, ricca di decine di pezzi di magnifica musica jazz degli anni trenta.
La storia raccontata, una delle tante storie che possono verificarsi nella vita di un uomo, si riferisce a Bobby (Jesse Eisenberg), uno dei tre figli di una famiglia ebrea che vive a New York, il quale decide di trasferirsi a Los Angeles per cambiare sia il lavoro di gioielliere, sia la vita. Bobby è un giovane ingenuo, semplice, “naif” per intenderci, e di sani principi, tant’è che addirittura si rifiuta di iniziare alla prostituzione una bella ragazza Candy (Anna Camp) che gli si offre volontariamente. Aiutato dallo zio Phil (Steve Carrell), rinomato e ricco agente cinematografico di Hollywood, Bobby riesce ad affermarsi, conoscendo nel frattempo la bellissima segretaria dello zio, Vonnie, diminutivo di Veronica (Kristen Stewart), di cui si invaghisce abbagliato come “un cervo dai fari di un’auto”. I due si amano appassionatamente e rifuggono dall’ambiente frivolo e formale dei divi del cinema. L’amore è intenso anche se Vonnie, ad un certo punto, contraddicendosi per la scelta che fa, che è quella di sposare lo zio Phil e con lui preferisce “l’avere” piuttosto che “l’essere”, opta cioè per la vita agiata e  vuota di significato a discapito della genuinità sentimentale e sincera. Bobby, deluso, ritorna a New York per dimenticare e perché stanco di quell’ambiente non confacente al suo carattere. Qui, grazie al fratello gangster Ben (Corey Stoll), dirige brillantemente un night club, attraverso cui diventa famoso e ben voluto, conoscendo persone che contano nella società newyorkese ma anche un’altra bella donna, anche lei di nome Veronica (Blake Lively),che sposa e dalla quale ha dei figli. Nel frattempo, avvengono dei fatti importanti che stravolgono la vita di Bobby. C’è l’arresto del fratello che, per i delitti commessi, viene condannato a morte e che, durante la detenzione, si converte per opportunismo al cristianesimo, che è una religione che prevede una vita dopo la morte a differenza di quella ebraica. Poi avviene anche l’incontro con Vonnie, in trasferta a New York per un breve periodo col marito Phil. Questo incontro è “galeotto” perché fa riaffiorare i sentimenti amorosi tra i due che erano sedimentati per il tempo e per la dimenticanza. Sentimenti che, in ogni caso, li hanno condizionati nelle loro scelte future, così come avviene nella fisica delle particelle, in cui, secondo lo scienziato quantomeccanico Paul Dirac, “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce”
Acuto, profondo e originale come sempre, Woody Allen sottolinea, con il solito sottile  sarcasmo, i punti sostanziali che governano la vita di ogni essere umano, in continuo divenire e in balia del caos, anche se rimangono indelebili nel tempo solo i suoi sentimenti: il mistero delle coincidenze, la vanità, la ricerca del successo e dell’effimero, il becero opportunismo manifestato anche alle soglie della morte, il credo religioso e il contrasto tra le varie confessioni religiose, l’assenza nell’uomo di indagare sulla propria vita e derivarne una valutazione, l’incapacità dell’uomo di governare la propria vita.
La pellicola è stata selezionata come film d'apertura, fuori concorso, del Festival di Cannes 2016.

Filmografia
Prendi i soldi e scappa (1965), Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971), Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere (1972), Il dormiglione (1973), Amore e guerra (1975), Io e Annie (1976), Manhattan (1977), Interiors (1978), Stardust Memories (1980),Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982), Zelig (1983), Broadway Danny Rose (1984), La rosa purpurea del Cairo (1985), Hannah e le sue sorelle (1986), Radio Days (1987), Crimini e misfatti (1987), Settembre (1987), Un’altra donna (1978), Alice (1990), Ombre e nebbia (1992),  Mariti e mogli (1992), Misterioso omicidio a Manhattan (1993), Pallottole su Broadway (1994), La dea dell’amore (1995), Tutti dicono I love you (1996), Harry a pezzi (1997), Celebrity (1998), Accordi e disaccordi (1999), Criminali da strapazzo (2000),La maledizione dello scorpione di giada (2001),  Hollywood Ending (2002),Anything Else (2003), Melinda e Melinda (2004), Match Point (2005), Scoop (2006), Sogni e delitti (2007), Vicky Cristina Barcelona (2008), Whatever Works – Basta che funzioni (2009), Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010), Midnight in Paris (2011), To Rome with Love (2011), Blue Jasmine (2013), Magic in the Moonlight (2014), Irrational Man (2016) .
Francesco Giuliano

sabato 24 settembre 2016

Arriva “Alice nella città”, la XIV edizione dal 13 al 23 ottobre 2016

La XIV edizione di “Alice nella città”, sezione autonoma e parallela della “Festa del Cinema di Roma”, dedicata alle giovani generazioni,  si svolgerà dal 13 al 23 ottobre 2016 presso l’Auditorium Parco della Musica e il Cinema Admiral. Essa sarà diretta da Gianluca Giannelli e Fabia Bettini e organizzata dall’Associazione Culturale PlayTown Roma, con il sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT, del Comune di Roma che, anche quest’anno, garantirà il trasporto scolastico dei bambini del secondo ciclo elementare, della Camera di Commercio di Roma e grazie al contributo di Acea Spa, BNL-BNP Paribas e della SIAE.
La sigla della XIV edizione sarà diretta dai registi Massimiliano e Gianluca De Serio che, attivi ormai da diversi anni nel campo del cinema (Sette opere di Misericordia), del documentario (I ricordi del fiume) e della video arte in generale, si sono ispirati per la loro sigla al cinema di Abbas Kiarostami, in onore del quale “Alice nella città” in collaborazione con la cineteca del Museo del cinema di Torino proporrà una retrospettiva dei film del regista iraniano appena scomparso:
“I protagonisti della sigla sono alcuni giovani abitanti di una grande baraccopoli, - dichiarano i registi - una città nella città, che esisteva a Torino fino a qualche mese fa, sulle sponde del fiume Stura. Con loro abbiamo vissuto due anni della nostra vita, mentre giravamo il documentario "I ricordi del fiume". I ragazzi della baraccopoli sono intenti, nel buio, a "guardare oltre", guardare "una luce", che si concretizza poi nel film di Abbas Kiarostami "Dov'è la casa del mio amico?".  Essi sembrano infatti guardare, da luoghi diversi, tutti i film di Abbas. La sigla è dunque anche un omaggio al maestro iraniano, che abbiamo avuto modo di conoscere diversi anni fa, in giorni intensi di cinema e di amicizia. Alla fine, è una ragazzina, una nostra piccola ‘Alice’, che guarda, disegna, immagina e sogna il suo film, la sua città, tracciando un ponte fra il ragazzo del film e il suo mondo, nelle baracche che da lì a poco saranno distrutte, forse chiedendosi dove sia la casa del suo amico.”
Alice nella città, attenta ai temi giovanili, presenterà un programma di anteprime assolute, esordi alla regia e conferme originali. 

12 le opere del Concorso Young/Adult, 3 film Fuori Concorso, 2 co-produzioni con la Festa del Cinema e 2 eventi speciali, programmati all’interno degli spazi dell’Auditorium Parco della Musica. Mentre al Cinema Admiral si svolgerà il programma di Alice/Panorama, con 10 film che racconteranno il mondo delle nuove generazioni, offrendo il pretesto per dire agli adulti cose da e sui giovani, a cui si affiancherà la selezione del KINO Panorama/Italia, curata dai ragazzi del KINO, che come per la passata edizione metterà l’accento sul cinema italiano con proiezioni di film, documentari e cortometraggi di giovani promesse.
Il Premio ‘Camera D’oro Taodue 2016’, sarà assegnato dalla giuria presieduta dall’attore Matt Dillon e composta dalla produttrice Camilla Nesbitt, l’attrice Anna Foglietta, il regista Gabriele Mainetti, il regista Claudio Giovannesi e gli sceneggiatori Giordano Meacci e Francesca Serafini. (F.G.)

venerdì 23 settembre 2016

“Escobar” ovvero la descrizione violenta della perdita del paradiso in Terra

Titolo: Escobar
Titolo originale: Escobar: Paradise Lost
Regia e Sceneggiatura: Andrea Di Stefano
Musica: Max Richter
Produzione Paese: Francia, Spagna, Belgio 2014, (Uscita in Italia 25 agosto 2016)

Cast: Benicio Del Toro, Josh Hutcherson, Brady Corbet, Claudia Traisac, Carlos Bardem, Ana Girardot, Laura Londoño, Lauren Ziemski, Henry Bravo, aaron Zebede, Micke Moreno, Elmis Castrillo, Tenoch Huerta, Frank Spano, […]


Il film racconta, di riflesso, gli ultimi anni di vita del famoso trafficante di cocaina Pablo Emilio Escobar Gaviria, alias Pablo ( Benicio Del Toro), a Medellin, in Colombia, prima che venisse imprigionato. È stato uno dei più ricchi criminali della storia moderna che basò il suo “successo” sul motto “lasciarsi corrompere o morire” perché, uccidendo senza pensarci un attimo chi si rifiutava di collaborare, riuscì a corrompere ufficiali della polizia, giudici e politici. Egli era ben voluto dal popolo perché elargiva soldi e favori a chicchessia, tant’è che fu pure eletto senatore per un breve periodo. È una regola sociale che laddove la povertà dilaga, il ricco malfattore diventa “onnipotente” e viene venerato come se fosse un Dio. E tutto questo si coglie perfettamente nel film.
La storia del film inizia dal momento in cui due fratelli canadesi Nick (Josh Hutcherson) e Dylan (Brady Corbet) si trasferiscono sulla costa del Pacifico colombiano, perché attratti dalle bellezze naturali e perché vogliono aprire una scuola dello sport acquatico surf per il quale l’oceano è molto adatto per le sue onde perfette. Dylan è sposato con Laure (Ana Girardot),  mentre Nick non ha ancora legami affettivi. È per questo che, quando incontra casualmente Maria (Claudia Traisac), se ne innamora perdutamente. Amore che viene ricambiato apertamente con vigore e schiettezza. Questo legame con Maria, nipote prediletta di Pablo Escobar, per il susseguirsi degli eventi, veicola pian piano e irreversibilmente Nick nell’ambiente malavitoso e terribile da cui gli diventa impossibile distaccarsi. Nick, giovane affabile, onesto, non violento, amante dello sport, per amore di Maria, purtroppo, si viene a trovare come un uccello in gabbia, da cui gli viene difficile scappare ed è costretto ad accettare incarichi criminosi che sono avulsi dalla sua indole bonaria e pacifica. Nick, in sintesi, dal quel paradiso terrestre che lo aveva attratto passa in una situazione infernale, dove non sa come muoversi e come agire per evitare di commettere i delitti che gli vengono ordinati. La sua vita diventa un continuo incubo orribile perché risulta vano ogni tentativo di fuga da quel terrore. E comprende che per lui sarà finita, se non riuscirà a fuggire, quando telefonando a Pablo costui si paragona a Mowgli, il personaggio creato da  Rudyard Kipling  ne ‘Il libro della giungla’, che nel finale del romanzo deve “lasciarsi alle spalle gli amici e lui (Nick) è uno di questi”.
Un film drammatico, molto coinvolgente, che suscita nello spettatore un forte e continuo stato di tensione, e che pone di fronte due mondi contrapposti: quello della criminalità e quello della genuinità umana anche se ambedue tendono, con mezzi diversi, al valore fondamentale della società che è quello della famiglia basato sull’amore e sul rispetto. Il film è ben costruito e diretto da Andrea Di Stefano, romano, trasferitosi giovanissimo negli USA per studiare all'Actor's Studio, che ne ha scritto l’ottima sceneggiatura, realizzando perfettamente un personaggio, quello di Escobar, molto vicino alla realtà, cinico, disumano, violento, calcolatore, terribile, prossimo alla divinità, deciso, magnificamente interpretato dall’ottimo Benicio Del Toro.

Filmografia
Andrea Di Stefano è stato protagonista in “Il principe di Homburg” (1997) di Marco Bellocchio, “Il fantasma dell’opera” (1998) di Dario Argento, “Prima che sia notte” (2000) di Julian Schnabel, “Almost Blue” (2000) di Alex Infascelli, “Hotel” di Mike Figgis, “Il vestito da sposa” (2004) di Fiorella Infascelli.
Francesco Giuliano