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giovedì 17 gennaio 2013

Il regista Paul Thomas Anderson in “The master” indaga sui comportamenti umani determinati dalla solitudine e dalla psicolabilità.



Titolo: The master
Regia e sceneggiatura: Paul Thomas Anderson 
Produzione: USA 2012
Cast: Joaquin Phoenix, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Laura Dern, Ambyr Childers, Rami Malek, Jesse Plemons, Lena Endre, […]



Non c’è che dire se non quello di constatare che questo film "The master" del regista Paul Thomas Anderson è straordinario e singolare nella originale sceneggiatura perché mette in evidenza come la ciarlataneria e il conseguente linguaggio insignificante, da una parte, e i postumi della guerra, dall’altra, possano creare squilibri irreparabili sugli individui, soprattutto su quelli più deboli sia psichicamente che culturalmente. Il film palesa un’indagine sulle meschinità, sulla psiche e sui comportamenti umani che non sempre risultano consoni e adeguati alla normalità del vivere comune. Anderson, infatti, descrive ancora una volta la solitudine dell’uomo alla rincorsa delle sue ossessioni e delle sue testardaggini che lo allontanano dal dare un significato consono al vero senso della vita. Come nel film “Il petroliere” (2008, con Daniel Day-Lewis), dove si descrive la vita solitaria, l’attitudine arrivista e senza scrupoli di un mercante di petrolio, così in “The master” il regista evidenzia la solitudine e il disorientamento di Freddie Quell (Joaquin Phoenix), il protagonista del film, il quale, reduce dalla guerra che lo rende labile mentalmente e ossesso sessualmente, va alla ricerca di tutto ciò che possa dare sfogo al suo istinto erotico represso e bloccato dalla privazione, tra cui le creazioni sulla spiaggia di figure femminili di sabbia accanto alle quali Freddie si sdraia o le masturbazioni sul mare, e di tutto quello che possa indirizzare il proprio istinto violento in comportamenti nel complesso tollerabili. Per questa psicolabilità, Freddie è sottoposto ad analisi e a cure mediche molto generiche che non danno esito positivo e, una volta congedato, incomincia a fare un lavoro dopo l’altro, che è costretto, ogni volta, a lasciare per la sua irritabilità e a fuggire per la sua forte perdita di controllo. Casualmente una notte scappando, si rifugia su un battello dove incontra Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman) che si professa scrittore, medico, capitano, e tant’altro, ma che in realtà è un mistificatore di successo. Lancaster è un uomo dotato di grande fascino, che per il suo carisma ha un effetto attrattivo sulle persone tant’è che riesce a circondarsi di una sfilza di creduloni, poveri culturalmente, che lo seguono indiscutibilmente. Freddie è uno di questi. La scena del film che ritrae Lancaster, che si incammina, seguito da Freddie a passo pesante e concorde, dopo che i due hanno dissepolto una cassetta contenente un libro di Lancaster ancora non pubblicato, descrive encomiabilmente e con forza la dipendenza del secondo dal primo. Freddie, tuttavia, sente il bisogno inconscio di svincolarsi da questa dipendenza e questo è dimostrato da un’altra bellissima scena del film dove Freddie corre veloce con una moto dileguandosi e quindi fuggendo da Lancaster.
A mio parere, il film è anche un atto di accusa contro la guerra e contro le droghe, (in questo caso contro l’alcool) e anche contro gli impostori che provocano, ognuna per proprio conto, delle deviazioni psichiche irreversibili che si riflettono sulla società danneggiandola. Il regista di questo film come già detto è Paul Thomas Anderson, di cui Daniel Day-Lewis, intervistato da Antonio Monda su “Venerdì” di “la Repubblica” in merito alla sua ultima interpretazione nel film “Lincoln”, dice che è “un magnifico regista consapevole del suo talento che non ha paura di rischiare ed esagerare in maniera iperbolica”. Un giudizio che condivido pienamente.
Il film è stato presentato alla Mostra Internazionale di Arte cinematografica 2012 di Venezia dovesono stati assegnati il “Leone d’argento” per la regia a Paul Thomas Anderson e la “Coppa Volpi” sia Joaquin Phoenix sia a Philip Seymour Hoffman per la migliore intepretazione maschile. Joaquin Phoenix è diventato attore famoso dopo la magnifica interpretazione dell’imperatore romano Comodo nel film “Il gladiatore”(2000) di Ridley Scott. Philip Seymour Hoffman, invece, è stato recentemente interprete del film “Le idi di marzo” (2011) acnh'esso presentato alla mostra del cinema di Venezia.