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mercoledì 22 agosto 2012

“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, un film del compianto regista Elio Petri, superpremiato per la sua originalità prorompente.



Titolo: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto


Titolo: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Regia: Elio Petri
Sceneggiatura: Elio Petri, Ugo Pirro
Musica: Ennio Morricone, Piero Nicolai
Produzione: Italia, 1970

Cast: Gian Maria Volonté, Florinda Bolkan, Orazio Orlando, Salvo Randone, Gianni Santuccio, Massimo Foschi, Vittorio Duse, Aldo Rendine, Sergio Tramonti,[…]


Qualche sera fa hanno trasmesso in televisione, su La7, che ho rivisto con grande piacere e devo dire anche un po’ di nostalgia, il film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto” dopo averlo visto per la prima volta, in prima visione, nel lontano 1970 in un cinema di Catania. Devo confessare che il regista Elio Petri, che già conoscevo per “Il maestro di Vigevano” (1963) con Alberto Sordi e per “La decima vittima” (1965) con Marcello Mastroianni, ma soprattutto per “A ciascuno il suo” con Gian Maria Volonté, con questo film mi fece appassionare per due motivi. Primo, per il carattere travolgente, impetuoso, realistico, violento, ironico, sarcastico, istrionico, aggressivo, mostrato dall’ispettore di polizia, interpretato magistralmente dal grande attore Gian Maria Volonté, forse un po’ ridondante ma efficace a tal punto da far risultare simpatico un omicida. Secondo, per il particolare tema trattato che metteva e mette a nudo lo sfrenato autoritarismo, senza limiti, di chi detiene il potere. Tutti i cittadini dovrebbero essere uguali di fronte alla legge ma, come scriveva Gorge Orwell nella “Fattoria degli animali” del 1943, ci sono quelli “più uguali degli altri”. Un garante della legge nonché fautore del potere costituito, qual è un ispettore della polizia, che commette un delitto può, infatti, essere sospettato anche quando gli indizi chiaramente portano a lui? Il giovane contestatore Antonio Pace (Sergio Tramonti), infatti, mentre era indagato dice all’ispettore: “Qui ci sei e qui ci rimani, un criminale a dirigere la repressione è perfetto, è perfetto, è perfetto, è perfetto!”. Dopo essere stato promosso a capo della Squadra politica per i suoi meriti e per le sue idee preconcette, l’ispettore, che è convinto che i contestatori “la rivoluzione ce l'hanno nel sangue, come la sifilide”, pur autoaccusandosi di avere ucciso Augusta Terzi (Florinad Bolkan) viene “perdonato” dai suoi superiori. C’è da considerare che il film, progettato dopo i moti del ’68 che investirono quasi tutta l’Europa, volle mettere in luce i rischi di una spinta del potere verso uno stato autoritario, così come era già avvenuto in Grecia con il colpo di stato dei colonnelli del 1967. Il film ottenne il “premio Oscar 1970” come migliore film straniero, tre nastri d’argento 1971 rispettivamente per l’originalità del soggetto, per Gian Maria Volonté come migliore attore e per Elio Petri come migliore regia, ma ebbe anche il “Gran premio della giuria 1970” al Festival di Cannes, a cui si aggiunsero due “David di Donatello 1970” rispettivamente per Gian Maria Volonté come migliore attore e a Marina Cicogna e Daniele Senatore come migliore produzione.