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venerdì 16 marzo 2012

Nel film “Come tu mi vuoi” un profilo della società moderna dove non si salva nessuno.





Titolo: Come tu mi vuoi
Regia: Volfango De Biasi
soggetto e sceneggiatura: Volfango De Biasi
Produzione: Italia, 2007
Cast: Cristiana Capotondi, Nicolas Vaporidis, Luigi Diberti, Elisa Di Eusanio, Paola Carneo, Giulia Steigerwalt, […]

Ho rivisto questo film per la seconda volta dopo cinque anni dalla sua uscita dandone una chiave di lettura ben diversa dalla prima: la descrizione che il regista fa della nostra società è profondamente grave, molto pessimistica. Non c’è etica, non c’è morale, non c’è virtù, non c’è onestà, non c’è integrità nei comportamenti della gente. Non si salva nessuno. Sia dall’una (i poveri) che dall’altra parte (i ricchi) della barricata, nessun vincitore emerge. Tutti perdenti. È perdente Giada (Cristiana Capotondi), studentessa universitaria di Sociologia diligente e contegnosa, tutta casa e università, che cerca con lo studio di riscattare la sua origine umile e che, trovandosi in difficoltà economiche, si mette a dare lezioni private e a fare la cameriera in una trattoria, dove all’insaputa del proprietario arraffa qualche spicciolo come se niente fosse. È perdente Riccardo (Nicolas Vaporidis), studente universitario anche lui frequentante la stessa facoltà di Giada senza alcuna voglia di studiare, con tanti soldi in tasca, amante della “bella vita”, che continuamente bighellona con degli amici sfaticati come lui. Fin qui il film procede bene, ma le cose si modificano, tendendo verso una sentimentalità esagerata e inverosimile, non appena Giada e Riccardo si incontrano. I due giovani, pur appartenendo a due livelli sociali diversi che non hanno niente in comune, per caso fanno conoscenza quando lei pubblica nella bacheca universitaria l’annuncio con il quale informa che conferisce lezioni private, di cui lui viene a conoscenza contattandola perché ne ha bisogno. Attorno a questo incontro il regista costruisce una storia, anzi una fiaba dei giorni nostri, poco credibile, mirabolante, miracolistica, ovviamente con un lieto fine. Pur partendo da una premessa impegnativa di denuncia sociale e di mancanza di valori, il regista si perde poi nei meandri della superficialità che caratterizza i comportamenti dei giovani contemporanei.