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lunedì 5 dicembre 2011

L’alienazione fa perdere il senso dalla vita nel film “Somewhere” di Sofia Coppola




La società opulenta, da una parte, impingua facendoli arricchire e, dall’altra, spoglia completamente gli uomini di successo di tutti quei valori per i quali i nostri avi hanno tanto lottato e sofferto. In definitiva li estranea, li rende diversi, li porta da un’altra parte. Altrove. Somewhere. È questo il tema e il titolo del film di Sofia Coppola. Un tema complesso anche se oggi è molto trascurato dove traspare la scontentezza per una società che non è consona all’uomo, alle sue necessità essenziali, al senso della vita, in cui tutto appare immobile, apatico, senza senso, senza parole.
Sesso senza amore, Eros senza Psiche, Amore senza Anima, monotonia nello scorrere della vita di tutti i giorni, desideri non naturali e non necessari soddisfatti, squallore, desolazione sociale, superficialità, solitudine e ancora tanto altro nella vita di un uomo che ha molto successo e che possiede tutto ciò che la civiltà opulenta dei paesi post-industrializzati possa offrire, ma che ha il vuoto dentro di sé e attorno a sé. Un attore famoso Johnny (Stephen Dorff) che svolge una vita, programmata nei minimi particolari, e basata sul superfluo, sul capriccio, sulla bizzarria e sullo sfogo degli istinti sessuali, con tante sottili e curate attenzioni, ma priva di significato e di quell’affetto di cui istintivamente si sente il bisogno, cioè di quell'affetto che, in termini epicurei, è un desiderio semplice, spontaneo, genuino, naturale e necessario, originario. Un desiderio quello dell’affetto che esplode nell'animo di Johnny - così si chiama il protagonista - dal momento in cui è "costretto" ad accudire per un certo periodo la figlia undicenne Cleo (Elle Fanning), la quale manifesta quella genuinità sentimentale e spontanea nei confronti del padre caratteristica di quell'età. Sente Johnny, allora, il bisogno di evadere da quel modo di essere, che si era costruito forse senza volerlo, e avverte la necessità riempire il vuoto che ha, cocendo e mangiando un pentolone di spaghetti, e di acquistare quel vero senso della vita che lui non ha mai posseduto o che ha dimenticato e di cui, adesso, colpevole l'amore della figlia, sente inevitabilmente la necessità. Sente il bisogno naturale di trovare Psiche, l’Anima perduta. Significativamente espressiva e molto efficace, a proposito, è l’ultima scena del film, nella quale scende dal suo supertecnologico bolide nero e lo abbandona nella strada deserta.
Brava, anche questa volta dopo il successo di "Lost in traslation", la regista Sofia Coppola che ha molto bene diretto Stephen Dorff e tutti gli altri attori con una sceneggiatura essenziale ma efficace, e che non rinnega le sue origini italiane facendo comparire nel film attori italiani, come Nino Frassica, Valeria Marini, Simona Ventura, Laura Chiatti.




Il film è stato prodotto dal padre Francis Ford Coppola.


Fonti: