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martedì 29 novembre 2011

Sta ne "La bellezza del somaro" la fuga da questa società urlata.

È un film, quest’ultimo lavoro di Sergio Castellitto, tratto da un racconto della moglie, la scrittrice Margaret Mazzantini. In esso il regista, che è anche attore, fotografa, in modo alquanto ironico, sottilmente beffardo e beffardamente satirico l’attuale società italiana, mostrandone una fisionomia urlata, squilibrata, dissestata, stereotipata, disorientata, scriteriata, alienata, dove le persone normali, che vivono intorno ai quei valori umani che inducono alla serenità, alla meditazione e alla saggezza, appaiono strane e anormali, superate, “vecchie”.

Si corre.

Si urla.

Non si pensa.

In questa società, dove ognuno si arroga il diritto di assalire l’altro, in modo gratuito e violento, solo per un abitudine consolidata e imposta anche da alcuni programmi e personaggi televisivi, si prevarica senza motivo chi vuole dire la sua liberamente e agire al di fuori degli stereotipi comuni.

Basta una parola per fare scattare l’allarme e assalire l'altro!

Gli impulsi nervosi si trasformano in grida forsennate, fastidiose, insopportabili. Nelle famiglie, poi, si permettono situazioni che fanno raccapricciare e inorridire: i genitori “educano” i figli accettando e condividendo tutto ciò che i figli fanno e gli impongono. Non uno schiaffo né un rimprovero sono ammessi. Tutto è lecito! In questo “frastuono” aggrovigliato, da cui è difficile uscire ed estraniarsi, che avviluppa tutti, una ragazzina si innamora di Armando (Enzo Iannacci) non più nel fiore della gioventù, in cui scopre la “bellezza” che fino ad allora non aveva ancora scorto. Sta proprio quì “la bellezza del somaro” che pascola sereno e tranquillo in mezzo alla purezza della natura e che si mostra indifferente in mezzo a tutto quel putiferio. Sta quì l'essenza del film che vuole dimostrare come in questa società non si riesce a cogliere il carpe diem di oraziana memoria. È come stare in un auto o su un treno che percorre la strada in modo così veloce da non far cogliere la bellezza dei paesaggi che attraversa ai passeggeri.

Quell'atto inconsueto e disinibito della ragazzina scandalizza tutti, ovviamente anche il padre Marcello (Sergio Castellitto) che le sferra uno schiaffo che, a sua volta, sconvolge, turba e indigna gli astanti.

Purtroppo lo spettatore esce stressato per una sceneggiatura che, talvolta, appare sconnessa e che non gli fa gustare il film che, però, in alcuni tratti appare piacevole.



Sergio Castellitto oltre ad essere regista è anche attore di questo film assieme a Barbora Bobulova, Laura Morante, Enzo Iannacci e Marco Giallini.




Fonti: